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DOLORE CERVICALE: QUANDO IL MOVIMENTO DIVENTA CURA

Il dolore al collo è un compagno di viaggio piuttosto frequente nella vita di molti. Che si tratti di un impiegato seduto alla scrivania per otto ore al giorno o di uno sportivo professionista, il fastidio nella zona cervicale è una di quelle sensazioni che, prima o poi, quasi tutti sperimentano. Ma cosa succede quando il dolore non ha una causa evidente? Quando le radiografie non mostrano nulla, i muscoli non sono contratti in modo anomalo e non ci sono ernie o fratture a spiegarlo?

Parliamo in questo caso di dolore cervicale non specifico, in gergo tecnico NSNP (Non-Specific Neck Pain). Una condizione tanto diffusa quanto, spesso, mal interpretata.


Un dolore “senza colpevoli”

Il NSNP si manifesta con dolore localizzato nell’area del collo, ma senza che vi siano segni clinici chiari o cause strutturali evidenti. Non si tratta, dunque, di una patologia come un’ernia, una lesione o un’infiammazione. Eppure il dolore è reale, persistente e – se non affrontato in modo corretto – può diventare cronico, con un impatto negativo sulla qualità della vita.

E no, non è sempre colpa della postura. Il mito della “postura perfetta” è stato ampiamente superato dalla letteratura scientifica. La realtà è più complessa e più interessante: il dolore al collo è spesso il risultato di una combinazione di fattori fisici, psicologici e sociali.


Negli sportivi, non è solo questione di sforzo

Chi pratica sport non è affatto immune al dolore cervicale. Anzi, per alcuni atleti è quasi una “compagna di squadra”. Ma anche in questo caso, non sempre è una questione di muscoli troppo contratti o di movimenti sbagliati.

Spesso, il dolore nei soggetti sportivi nasce da sovraccarichi mal gestiti, strategie motorie inefficienti, oppure da una mancata variazione nei gesti atletici. Ma non bisogna sottovalutare nemmeno l’effetto di stress, pressioni da prestazione, ansia da gara. Sì, anche la testa — in senso psicologico — pesa sul collo.


Cosa ci dice la scienza? L’esercizio è la cura!

Se c’è un messaggio chiaro che emerge dagli studi internazionali, è questo: il riposo non è la soluzione. Anzi, può peggiorare la situazione. Il vero trattamento efficace è il movimento guidato e adattato.

In particolare, tre sono le strategie raccomandate:

  • Esercizio terapeutico: È la terapia con il più alto livello di evidenza. Prevede movimenti mirati per rinforzare la muscolatura cervicale, migliorare il controllo motorio e recuperare la mobilità.

  • Educazione al dolore: Capire il significato del dolore, ridurre la paura di muoversi e aumentare la fiducia nelle proprie capacità ha un impatto enorme sul recupero.

  • Approccio multimodale: Un mix di esercizio, terapia manuale e interventi educativi sembra offrire i migliori risultati.


Il dolore non è solo un segnale fisico

Negli ultimi anni, l’approccio al dolore muscoloscheletrico ha fatto un grande salto di qualità. Oggi sappiamo che il dolore non è solo il risultato di un “danno” nel corpo, ma è una complessa esperienza soggettiva. Anche emozioni, pensieri, abitudini e contesto sociale giocano un ruolo.

Per questo, un approccio “biopsicosociale” — che tenga conto della persona nella sua interezza — è fondamentale. E negli sportivi, questa prospettiva è ancora più importante: gli allenamenti intensi, le aspettative di rendimento e lo stress competitivo possono influenzare profondamente la percezione del dolore.


Sport e dolore al collo: non fermarti, adatta

Il messaggio chiave è semplice: non bisogna sospendere l’attività fisica, ma modularla. Il corpo non ha bisogno di immobilità, ma di movimento intelligente.

Ciò significa:

  • Introdurre movimenti progressivi, come rotazioni e flessioni controllate.

  • Lavorare su stabilità, propriocezione e controllo motorio.

  • Variare gli esercizi, evitando di fissarsi su uno “schema perfetto” e statico.


Il ruolo chiave del personal trainer (in squadra con il fisioterapista)

Nel percorso di recupero da NSNP, il personal trainer può essere un alleato prezioso, a patto di collaborare in modo sinergico con il fisioterapista. Il suo compito è quello di:

  • Costruire un ambiente sicuro e stimolante per l’allenamento.

  • Proporre esercizi variabili e progressivi.

  • Monitorare con attenzione la risposta al carico.

  • Mantenere una comunicazione aperta con il team sanitario.

Il dolore cervicale non specifico non è un enigma senza soluzione. È una condizione complessa, ma affrontabile. Non serve inseguire la postura “ideale” o smettere di muoversi: serve ascoltarsi, capire e agire con intelligenza.

Con un approccio attivo, basato su evidenze scientifiche e con il supporto di professionisti qualificati, è possibile non solo recuperare, ma anche prevenire le ricadute. Perché, in fin dei conti, muoversi è spesso la miglior medicina.



Bibliografia

1. Moseley GL, Butler DS. Explain Pain. Noigroup Publications, 2015.

2. Blanpied PR et al. Neck Pain: Revision 2017. Clinical Practice Guidelines from the American Physical Therapy Association. J Orthop Sports Phys Ther. 2017;47(7):A1–A83.

3. Gross A, et al. Exercise for mechanical neck disorders. Cochrane Database Syst Rev. 2015; (1):CD004250.

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5. Chiu TTW et al. Exercise and manual therapy for neck pain: A critical review. Phys Ther. 2005;85(9):897–908.





Autore: Gennaro Di Rienzo PT

Gennaro di Rienzo Personal Trainer

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